Pizzica e scappa.
I ricordi di Luigi Cambiaghi, partigiano “Zaccaria” del distaccamento “Puecher” della 52a Brigata Garibaldi
Realizzato da Valter Merazzi
Riprese di Massimo Rossi
Editing 2020 di Francesco Merazzi
La testimonianza di Luigi Cambiaghi prende avvio dallo scoppio della guerra, il 6 giugno 1940.
Il suo è il racconto di una giovinezza travagliata da fame e bombardamenti nel quartiere operaio di Lambrate. Sfollato a Cernusco sul Naviglio perché la casa è stata lesionata, a 14 anni Luigi è praticamente il capofamiglia (il padre è stato richiamato), con una madre, un fratello minore e un altro infante e inizia presto a lavorare.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’occupazione tedesca e la nascita della repubblica di Salò la situazione a Milano si fa pesante, in particolare per i giovani in età di leva.
Luigi che lavora a Milano alle officine Laros sfugge fortunosamente ad un rastrellamento delle Brigate Nere a piazzale Loreto e attraverso il compagno di lavoro Virgilio Bianchi di Cadorago decide di andare in montagna e unirsi ai partigiani. Entrato in contatto con Luigi Clerici e il Cln comasco, nel maggio del 1944 raggiunge con il battello Gera Lario in alto lago con una quindicina di giovani che sfuggono ai bandi d’arruolamento del maresciallo Graziani.
Sul monte Berlinghera si uniscono ad un gruppo di militari sbandati, costituendo, sotto la guida di Michele Moretti, Alfonso Lissi, Luigi Corbetta, Renato Tettamanti, una formazione partigiana che opererà e sopravviverà a 12 mesi di rastrellamenti, fino ad essere protagonista nei giorni della Liberazione a Dongo.
La “brigata proletaria” ha come primo compito quello di attrezzare un campo per ricevere un aviolancio alleato che non avverrà mai. Il gruppo cresce, ma un pesante rastrellamento costringe Luigi, che ha assunto il nome di battaglia “Zaccaria”, a rifugiarsi in Svizzera con una ventina di compagni. I più giovani, renitenti alla leva, vengono immediatamente espulsi, ma riescono a tornare alle basi sul Berlinghera.
Il gruppo partigiano, diviene nell’estate 1944 distaccamento “Puecher”della 52a brigata Garibaldi “Luigi Clerici” che inizia ad operare ai comandi di Luigi Canali ed Enrico Caronti. Il gruppo si rinforza con l’arrivo di Luigi Bellini delle Stelle “Pedro”, Urbano Lazzaro “Bill” e altri.
“Pizzica e scappa” è il motto della formazione che colpisce al piano le infrastrutture elettriche e telefoniche, compie disarmi, fa incursioni nei comuni e distrugge liste di leva e dell’ammasso per poi rifugiarsi nelle baite sulla montagna.
Zaccaria è di riserva per le azioni militari, ha compiti di sussistenza e tiene i rapporti con i contadini che vivono la montagna, la cui complicità e aiuto sono indispensabili, oltre a curare i collegamenti con i partigiani della 90° in val Chiavenna, accompagnando sui passi verso il confine con la Svizzera gruppi di prigionieri alleati in fuga.
Tra ottobre e la fine di dicembre, nel corso di un inverno durissimo per il freddo e la repressione, le forze partigiane presenti sulla sponda occidentale del Lario sono ridotte al lumicino. Cadono Lissi, il capitano Ricci a Lenno con altri, Enrico Caronti e Giovanni Amelotti, Oreste Ghislanzoni; i Cln della Tremezzina e di Dongo sono annientati. Il “Puecher” in alto lago è completamente isolato, Zaccaria è fra i pochi, che rimangono nelle baite in montagna alle prese col freddo, la fame, i rastrellamenti e la mancanza di comunicazioni.
Con la primavera il gruppo si ricompone. Nasce la “squadra volante” e si intensificano le azioni. Zaccaria è fra coloro che raccolgono ed occultano il corpo di Bruno Barilani, giovane partigiano di Gera Lario caduto in uno scontro con i fascisti agli inizi di aprile.
I giorni della liberazione Zaccaria li vive fra Gera e Dongo dove si è insediato il comando del “Puecher” e il grosso del gruppo. Qui viene chiamato di rinforzo durante la trattativa che porta alla separazione dei fascisti dalla colonna tedesca e il 27 aprile, quando è incaricato di accompagnare all’esecuzione Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano.
Il rientro alla vita civile non sarà facile, dopo una parentesi amara con la Polizia del Popolo riuscirà a entrare in fabbrica, dove lavorerà fino alla pensione negli altiforni.
Luigi Cambiaghi è stato un partigiano giovanissimo che ha vissuto a fondo e per intero la storia del distaccamento “Puecher. Il suo è il racconto di un’esperienza che ne ha segnato la vita non stravolgendone lo spirito di persona semplice e rispettosa, che non chiede niente a nessuno.
Luigi aspirava ad un mondo di democrazia e pace e per questo aveva messo serenamente a repentaglio la sua vita in nome di un ideale di giustizia ed eguaglianza che nasceva dal cuore. Il suo antifascismo è intriso di quella cultura operaia fatta di solidarietà ed ostinata estraneità ai soprusi che diede linfa al Movimento di Liberazione.
Lo incontravo a Moltrasio e ne ho un caro ricordo. Tornava spesso agli anni della sua giovinezza, ai motivi della sua scelta. Poneva la sua speranza nei giovani ed era orgoglioso del nipote che sentiva vicino, ma era amareggiato dalla voracità del presente.
L’intervista a Luigi Cambiagli è stata raccolta a Como il 26 settembre 2009 ed è durata due ore e un quarto. Il video di 83’ vuole esserne la selezione e sintesi.
Valter Merazzi